note
galleria
CHI È MORTO ALZI LA MANO
2016
note
“In un grande atrio bianco l’ascensore d’acciaio sembra essersi incastrato, la porta metallica continua ad aprirsi e chiudersi lasciando intuire nella penombra un cadavere di donna riverso e, intorno al profilo delicato, una macchia di sangue raffermo che si spande piano sul pavimento…”.
Così ha inizio Chi è morto alzi la mano, 7 storie per una notte in giallo, progetto speciale ed evento conclusivo delle attività per il Decennale della Biblioteca Europea, a cura di Biblioteche di Roma, Goethe-Institut Rom, Teatro di Roma.
Chi è morto alzi la mano conduce gli spettatori lungo le tracce dei più inquietanti casi della letteratura poliziesca contemporanea e tra le strade, le architetture e gli umori segreti di alcune tra le più belle città europee. L’Atene desolata de L’esattore di Markaris; Barcellona, luminosa e corrotta, in Un giorno da cani della Bartlett. I marciapiedi e i portoni scuri di Parigi tra cui Adamsberg cammina e scarabocchia sul suo notebook ne L’uomo dei cerchi azzurri e Parti in fretta e non tornare di Fred Vargas; le desolate periferie di Londra viste da un treno in corsa ne La ragazza del treno di Paula Hawkins. E ancora, la Monaco quieta e pericolosa che Ani Friederich racconta in Suden, il caso dell’oste scomparso; Oslo innevata e ovattata in cui la neve copre tutto, tranne il sangue, di Sangue e neve di Jo Nesbo. Infine l’apparente tranquillità di Reykjavik prima che se ne sveli la sotterranea e macabra ‘città dei barattoli’ di Sotto la città di Araldur Indriodason. E a fare da filo rosso in questo viaggio tra misteri e topografie segrete di città in un’Europa quasi sconosciuta, un capolavoro della letteratura italiana, Quer pasticciaccio brutto de via Merulana.
Gli ambienti della Biblioteca Europea e del Goethe-Institut, solitamente attraversati da un pubblico specifico, si aprono agli spettatori in modo inedito. Il percorso ha inizio al piano terra fra i tavoli della Biblioteca coperti da centinaia di piccoli fogli scritti con inchiostro blu e rosso, frammenti di romanzi, lettere di un assassino, indizi e appunti veloci a disposizione del pubblico. Sarà il commissario Ingravallo a condurre il pubblico al primo piano, nell’ampio atrio del Goethe-Institut trasformato spazialmente da immagini di città europee, con l’incipit della sua ‘arringa’ sui ‘fatti’ di quel venerdì mattina in cui “un titolo in neretto e due colonne” danno la notizia del ‘fattaccio’ di via Merulana. Nell’atrio l’ascensore d’acciaio sembra essersi incastrato, la porta metallica continua ad aprirsi e chiudersi lasciando intuire nella penombra un cadavere di donna riverso.
In questo viaggio tra misteri e topografie segrete di un’Europa quasi sconosciuta, gli spettatori – involontari e malcapitati testimoni di questo decalogo in nero – accompagnati dal commissario Ingravallo e dall’assassinata Liliana, possono scegliere se lasciare l’atrio e avventurarsi nell’Auditorium entrando dalla porta di destra o da quella di sinistra. Separato in due gruppi, ma libero di muoversi nel grande spazio dell’Auditorium, il pubblico si trova così di fronte a sette squarci di luce nell’ombra e intorno, poche tracce per ricostruire le sette storie in giallo: cerchi blu disegnati in terra, foglie accartocciate, biglietti, lettere, messaggi enigmatici, cumuli di mangime per cani in forma di piccole ossa, vestiti piegati ordinatamente, un ombrello nero aperto, appena abbandonato, scarpe rosse lasciate in fretta prima di scappare.
Sette racconti - come stazioni di un viaggio – prendono vita nel corpo degli attori mentre Ingravallo e Liliana l’assassinata, continuando a borbottare pensieri e preoccupazioni, conducono lo spettatore gentilmente, forse un po’ sovrappensiero, dall’una all’altra. Tutt’intorno ai personaggi suoni di metropoli lontane, una serranda abbassata in fretta, passi sull’asfalto e treni che corrono nella notte, l’ululato di un cane, mischiati a frammenti di valzer e canzoncine di Natale. E intanto nello spazio interstiziale dell’atrio, fra l’ascensore e l’ingresso dell’Auditorium, continuano a scorrere a ciclo perpetuo immagini di città, in bianco e nero, come se fossero state fotografate di notte o nel tempo gelato di un omicidio, squarciate da improvvisi dettagli di colore, accesi e violenti.
crediti
un progetto di Lisa Ferlazzo Natoli, Alessandro Ferroni, Alice Palazzi, Maddalena Parise con la collaborazione di Tania Garribba a cura di Lisa Ferlazzo Natoli testi a cura di Silvana Natoli con Antonietta Bello, Lorenzo Frediani, Tania Garribba, Silvio Impegnoso, Fortunato Leccese, Anna Mallamaci, Alice Palazzi, Luca Staiano, Mirco Tahoun paesaggi sonori Alessandro Ferroni coordinamento artistico Camilla Carè con una video istallazione di Maddalena Parise consulenza video Maria Elena Fusacchia
progetto conclusivo del Decennale della Biblioteca Europea (2006-2016) - L'Europa ama il mistero progetto a cura di Biblioteche di Roma, Goethe-Institut Rom, Teatro di Roma
24 novembre 2016, Roma, Biblioteca Europea e Auditorium del Goethe-Institut Rom
foto
fotografie © Jacopo Quaranta
“Le inopinate catastrofi non sono mai la conseguenza o l’effetto che dir si voglia,
d’un unico motivo, d’una causa al singolare: ma sono come un vortice,
un punto di depressione ciclonica nella coscienza del mondo”